IL MATTATORE DELLE CINQUE CITTÀ di Arnold Bennett


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IL MATTATORE DELLE CINQUE CITTÀ
di Arnold Bennett




I


La signora Brindley guardò il marito all'altro lato del tavolo con occhi accessi di d'ansia, che mostravano che nel cervello dietro di loro c'era qualcosa di insolito.
– Bob, disse, con calma apparente. – Non sai di cosa mi sono appena ricordato!
– Allora? disse lui.
– Solo che oggi è il compleanno della nonna!
– Il mio amico, l'architetto Robert Brindley, colpì violentemente il tavolo con pugno facendo sbattere le palpebre ai bambini e poi con tranquillità disse:
Il Diavolo!
Dedussi che avevano dimenticato il compleanno delle nonna e che non era un’occorrenza che poteva essere impunemente trascurata. Sia il signore che la signora Brindley avevano l'evidente capacità di reagire con ironia alle difficoltà, ai contrattempi e a quei concorso di circostanze che in breve siamo soliti chiamare "frangenti". Immaginavo ciascuno dire all'altro: – Che buffo! La casa brucia! E poi sbellicarsi di risate mentre correvano a prendere i secchi. In particolare in quel momento rideva la signora Brindley; guardava la tovaglia e rideva quasi in silenzio dentro di sé; benché fosse chiaro che la loro comune dimenticanza avrebbe potuto provocare il momentaneo allontanamento dell'eccellente antenata che era anche, quando i compleanni venivano debitamente celebrati, una continua fonte di ricchi regali in denaro.
Robert Brindley tirò fuori l'orario dei treni dal taschino della giacca con la rapidità del gesto abituale. Sembra che tutti gli uomini d'affari delle Cinque Città portano un orario dei treni nel taschino. Poi studiò attentamente l'orologio.
– Sei in tempo per vestire i bambini e prendere il 2.5. Cambia a Knype per Axe.
I due ragazzini, potevano avere 4 e 6 anni, che si stavano rovesciando sui tovaglioli il confuso contenuto di piatti particolarmente fondi, fecero cadere i cucchiai e cominciarono a ciangottare sulla nonna e uno di loro chiedeva con insistenza di mettere le suo nuove ghette.
– Sì, disse dopo aver riflettuto la signora Brindley a suo marito. – E in treno ci sarà una discreta folla, con questa partita di calcio.
– Non possiamo farci nulla... Ora, bambini, filate sopra a cambiarvi.
– E tu? Chiese la signora Brindley.
– Devi dire alla vecchia che sono stata trattenuto dal lavoro.
– Glielo ho detto l'anno scorso e sai cosa è successo.
– Be', disse Brindley. – Loring è appena arrivato. Non ti aspetterai che il lo lasci qui. Oppure hai avuto la splendida idea di portarlo ad Axe a passare un fantastico pomeriggio domenicale con la tua stimata nonna?
– No, disse la signora Brindley. – Niente affatto!
– Bene, e allora?
I ragazzini, dopo essersi girati su sé stessi, scivolarono giù dai seggioloni come se stessero a cavallo.
– Guardate, dissi io. – Non dovete preoccuparvi di me. – Me la caverò.
– Ha-ha! gridò Brindley. – Mi sembra di vederla libero di andare in giro da solo in questa città divertente in un pomeriggio invernale. Mi sembra di vederla!
– Potrei rimanere a casa a leggere, dissi, scorrendo con gli occhi gli innumerevoli libri su ogni parete della sala da pranzo. La casa era ovunque tappezzata di libri.
 – Sciocchezze! disse Brindley.
Quella era solo la mia terza visita in quella casa e alle Cinque Città, ma eravamo già entrati stranamente in confidenza lui ed io. Le prime due visite erano avvenute in occasione di missioni istituzionali come esperto di ceramiche del British Museum. La terza era per un fine settimana, senza alcun pretesto per meri motivi di amicizia. Il fatto era che ero attratto da questo sorprendente territorio e dai suoi sorprendenti abitanti. Le Cinque Città erano per me come l'Est per quelli che hanno sentito l'odore dell'Est: è un richiamo.
 – Glielo dico io cosa potremmo fare, disse la signora Brindley. – Potremmo mandarlo dal dottor Stirling.
– Ma certo! Approvò Brindley. – Moglie, questa è una delle tue idee fantastiche e intelligenti. – La lasceremo dal medico, Loring Mi raccomanderò di farla divertire per tutto il tempo fino a quando non sarò tornato, non presto temo. Sa, sono le cosiddette buone maniere queste, invitare un nostro simile a passare due giorni qui, dopo un viaggio di centocinquanta miglia, e poi mandarlo via dopo che è stato a casa meno di un'ora. Noi siamo così, ecco tutto! Ma il fatto è che la questione del compleanno potrebbe essere un po' seria. Potrebbe facilmente costarmi cinquanta sterline e discussioni senza fine. Se lei fosse un uomo sposato saprebbe che le dieci piaghe d'Egitto sono praticamente niente in confronto con i parenti della moglie. E ha più di ottanta anni, la vecchia.
– Te le do io le dieci piaghe d'Egitto! Minacciò suo marito la signora Brindley, mentre spingeva i ragazzini fuori dalla stanza.  – Signor Loring, prenda pure un altro po' di formaggio se le va. Sparì.
Dieci minuti dopo Brindley mi stava accompagnando dal meico, la cui casa era sulla strada per la stazione. Spiegò la situazione in poche parole nello spazioso porticato, lasciandomi lì come un pacco postale. Il medico, che una volta con cure misteriose aveva salvato il mio fragile organismo dagli effetti di una delle "notti" Falstaffiane di Brindley, si protestò ospitale e disponibile a sacrficare i suoi pazienti per il mio divertimento.
– Sarà un'occasione per MacIlroy, disse
– Chi è MacIlroy? Chiesi.
– MacIlroy è un altro scozzese, Brindley bofonchiò. – è straordinario come stiano bene insieme! Lei pensa che, quando ha avuto bisogno di un assistente, sia andato cercare qualcuno in zona, qualcuno che ci capiva e ci voleva bene e poteva fare un giro di bridge?  Non lui! Lui va a Cupar, o da qualche altra parte, e torna con un altro STAGE scozzese di nome MacIlroy. Ora stammi a sentire, dottore! Ti è stato affidato un compito e cerca di eseguirlo o non ti pagherò mai la tua dannata parcella. Busseremo alla finestra stasera quando torniamo. Intanto puoi mostrare a Loring le tue incisioni, e prega per me. E a me: – Ecco una chiave. Senza altre cerimonie scappò via per raggiungere la moglie e i figli alla Bleakridge Station. Fu in questa maniere così singolare che fui trasferito di forza da un ospite all'altro.



II


In questo il medico ed io ci assomigliavamo: non c'era in nessuno di noi due alcuna invadente cordialità. Nonostante l'abbondante mitezza d'indole, non avremmo potuto entrare in confidenza con un improvviso atto di volontà. La conversazione fu difficile, innaturale e dal tono falsamente confidenziale. Mi mostrò la sua casa da scapolo, le sue incisioni, alcuni esemplari di ceramica rouge flambé moderno realizzati a Knype, il suo whisky, il suo celebre e premiato fox-terrier Titus, la più grande collezione di libri della Cinque Città e delle fotografie del Marischal College di Aberdeen. Poi arrivammo a un punto morto, prostrati. Seduti nello studio, con Titus in mezzo a noi sul tappeto, non sapevamo più cosa dire o fare. Mi rammaricai che la nonna della moglie di Brindley fosse nata il 15 febbraio. Brindley era un vivace conversatore, potevi affidare a lui la conversazione. Anch'io sono un buon parlatore, con un altro buon parlatore. Con un cattivo parlatore sono appena un po' peggio di lui. Il medico all'improvviso dopo un silenzio snervante disse che aveva dimenticato un'importante visita a Hanbridge e mi chiese se mi andava di andare in macchina con lui.  Ero e sono ancora convinto che stava solo inventando. Voleva rompere il sinistro incantesimo uscendo di casa e non aveva il coraggio di proporre di fare un salto nelle strade delle Cinque Città per una passeggiata.
Così uscimmo, inzaccherandoci nel fango denso e l'umida foschia di Trafalgar Road, passammo d'avanti a tutte quelle strane casette di color rosso d'India, spazi vuoti e fatiscenti, insegne pubblicitarie, fornaci di forma arrotondata, ciminiere fumanti, su e giù incrociando e superando numerosi tram elettrici si alzavano e si abbassavano come navi nel mare in Crown Square, il centro di Hanbridge, la più grande delle Cinque Città.   E mentre il dottore faceva le sue misteriose visite io davo un'occhiata ai grandi negozi, alle banche e agli alberghi dalle facciate dorate. In fondo alle strade che s'irradiavano dalla piazza potevo intravedere le facciate di palazzi, teatri e chiese. I tram sferragliavano continuamente entrando e uscendo dalla piazza. Sembravo entrare con disinvoltura, esitare qualche attimo come se non sapessero cosa fare e poi decidere con un noncurante suono di campanelli che potevano senz'altro passare per andare in qualche altro posto alla ricerca di qualcosa di più interessante. Erano quasi come essere umani condannati a vivere per sempre in un posto di cui provano un disgusto che va oltre ciò che possono esprimere le parole.
E in effetti l'influenza di Crown Square, con i suoi manufatti di terracotta, le vetrine e le lettere dorate, tutto sotto un pesante cielo di fumo nero, era deprimente. Degli uomini molto trasandati (in forte contrasto con la raffinata grazia delle cose costose dietro le vetrine) stavano imperterriti qui e lì nel fango, immobilizzati dal tetro incantesimo della piazza. Due di loro si girarono a guardare la macchina di Stirling e me. Guardarono fissi a lungo e poi uno disse, muovendo solo le labbra:
– Tommy ti ha dato quel quarto di birra che ti aveva promesso?
Nessuna risposta, nessuna replica di qualsiasi tipo per un ulteriore lungo periodo! Poi l'altro disse, con cupa rassegnazione:
– Già!
La conversazione, che era stata una piccola parentesi nel deprimente deserto del loro silenzioso scrutare la macchina, era terminata. A parte un occasionale battito del piede non si erano mai mossi. Erano semplicemente rimasti ostinati e indifferenti, percossi dalle pungenti correnti d'aria della piazza e come se essa potesse sprofondare sempre più giù nella sua desolazione. Quanto a me, invece di avvilirmi, la nera desolazione dell'ambiente sembrava avermi sollevato; L'assaporai con gioia, come si assapora la malinconia di un'opera d'arte tragica.
– Potremmo andare negli uffici del Signal per disturbare un po' Buchanan, disse ridendo il medico quando tornò in macchina. Questa era la seconda delle sue trovate.
Buchanan, di cui ho sentito parlare, era un altro scozzese e l'editore dell'unico quotidiano delle Cinque Città, un giornale della sera venduto tutto il giorno dagli strilloni per strada e letto da tutta la cittadinanza. La sua pagina verde sembrava essere una presenza fissa svolazzante nelle strade principali. Gli uffici si trovavano in una traversa lì vicino e quando arrivammo all'entrata una banda di monelli sbrindellati interruppero i loro passatempi nella strada bagnata per festeggiare il nostro illustre arrivo urlando tutti assieme con il massimo della loro voce stridula e rauca:
– Urrà! Urrà!
Sconcertato, seguii il mio dottore al sicuro nell'edificio, una nuova costruzione, spaziosa e di mole notevole, ma orribilmente rivestita di terracotta e piuttosto insignificante, priva di effetto scenico; spensieratamente e sfacciatamente brutta, come quasi tutto nelle Cinque Città! La malridotta doppia porta a va e vieni ti si avventava contro quando la spingevi e ti colpiva violentemente. In una sala buia con un bancone con l'insegna "Informazioni" non c'era nessuno.
Ehi! chiamò il dottore.
Apparve una testa alla porta.
– Il signor Buchanan è sopra?
– Sì, rispose bruscamente la testa e scomparve.
Salimmo su una scala buia e in cima fummo quasi di nuovo sospinti all'indietro da un'altra porta girevole.
Nella sala in cui poi entrammo un vecchio e un uomo giovane erano chini su un tavolo ampio e cosparso di carte, a prendere appunti e a mettere in ordine pezzi di grigia carta velina e telegrammi. C'era un ragazzo dietro il vecchio. Nessuno dei due alzò lo sguardo.
– Il signor Buchanan è nella sua..., il dottore iniziò a domandare. – Ah! Eccovi!
Il capo-redattore, con sciarpa e cappello, stava in piedi alla finestra guardano fuori. Doveva avere più o meno la stessa età del medico, una quarantina d'anni; e come il medico era abbastanza robusto e ben rasato. Nel salutarsi i loro accenti scozzesi – quello del dottore era il più marcato – si mescolavano. Buchanan mi strinse la mano con una certa cordialità, mostrando era abbastanza abituato a ricevere ospiti. Tuttavia, in capacità a conversare non brillava più dei suoi visitatori e noi tre rimanemmo lì alla finestra a disagio nel disordine delle cose ammucchiate nella stanza mentre gli altri due uomini.
Di colpo il vecchio si rivolse bruscamente al ragazzo:
– Cosa diavolo state aspettando lì?
– Credevo che ci fosse qualcos'altro, signore.
– Alzate i tacchi.
Buchanan strizzò l'occhio a Stirling e a me mentre il ragazzo se ne andava via a testa china e il vecchio stancamente riprendeva a scrivere.
– Forse le piacerebbe dare un'occhiata questo posto? Mi propose cortese Buchanan. – Vengo con voi. Non mi sento di fare altro oggi...ho la febbre! Guardo Stirling e sbadigliò.
– Dovresti stare a letto, disse Stirling.
Sí. Lo so. Sono dodici anni che lo so. Andrò a letto appena riesco a prendermi un po' di tempo. Bene, venite? Cominciavano ad arrivare i risultari dei primi tempi.
Un telefono squillo con insistenza.
– Capo, può sentire chi è, disse il vecchio senza alzare lo sguardo.
Buchanan andò al telefo e rispose: – Ah sí? Cosa? Oh! Myatt? Sì, sta giocando.... Certo che sono sicuro! Arrivederci. Si rivolse al vecchio: – È un altro che vuole sapere se Myatt sta giocando. Questa volta da Birmingham.
– Ah! esclamò il vecchio, continuando a scrivere.
Buchanan mi guardò, – è per via delle scommesse. Ora Knype è favorita, tre a due.
– Se Myatt sta giocando è me che Knype deve ringraziare, disse il dottore a sorpresa.
– Tu?
– Io! Stamattina mi ha chiamato per sua moglie. È vicina al parto. Falso allarme. Gli ho assicurato che ci sarebbero volute almeno altre dodici ore.
– Ah! È cosí? Mormorò Buchanan.
Entrambi i redattori alzarono la testa.
– Sì, disse il medico.
– Dicevano che aveva litigato di nuovo con l'allenatore e che avesse fatto finta di stare male, disse Buchanan – Ma io non ci credo. Comunque non c'è nessuna tresca su Jos Myatt.
Capii dalle risposte alle mie domande che era in corso una partita molto importante in quel momento a Knype, un paio di miglia da lì, tra il Knype Club e il Manchester Rovers. Mi spiegarono l'importanza quasi nazionale di quella partita e che tutto il distretto stava letteralmente trattenedo il respiro fino a quando si sarebbe saputo il risultato. – Il risultato del primo tempo era di uno a uno.
– Se il Knype perde, disse Buchanan con tono didascalico, – si troveranno cacciati dalla Prima Serie alla fine della stagione. Questo è cert... una delle più antiche squadre di Inghilterra. Semifinalisti alla coppa d'Inghilterra del '78.
– '79, lo corresse il redattore più anziano.
Compresi che la situazione era grave.
  E suppongo che Myatt è il capitano, dissi io.
  No. Ma è il migliore terzino della lega.
Ebbi allora la visione di Myatt come di una grande uomo. Con uno sforzo d'immaginazione ebbi la sensazione che dipendesse da lui qualcosa come il destino di una nazione. In quel momento mi tornarono alla mente grandi poster gialli sui cartelloni accanto ai quali eravamo passati, con i nome di Knype e del Manchester Rovers a caratteri giganti e la scritta "Partita di campionato a Knype" in cima a tutto. Mi sembrò che anche il nome eroico di Jos Myatt, se veramente era il più bravo terzino della Lega, se veramente la sua presenza o assenza condizionava le scommesse fino addirittura a Birmingham, avrebbe dovuto essere sui poster, insieme magari alla suo ritratto. Vedevo Jos Myatt come un matador, con il lungo nastro di una cravatta scarlatta che gli scendeva sul petto e pantaloni ricamati.
– Accidenti, disse Buchanan, – se il Knype scende in Seconda Divisione non pagheranno mai un altro dividendo! Sarà tutto finito con il calcio che conta nelle Cinque Città!
Gli interessi coinvolti sembravano farsi più complicati. Ed eccomi lì nel distretto da quasi quattro ore senza aver intuito che il distretto stava fremendo nell'intensa eccitazione di una questione di colossale importanza! Ed ecco questo medico scozzese, alla cui parola il grande Myatt avrebbe deciso di non giocare, che non aveva mai detto una sillaba sulla vicenda fino a che una casuale affermazione di Buchanan non gli aveva sciolto la lingua. Ma tutti i medici sono stranamente reticenti. Essere reticenti è uno dei loro principali piaceri personali.
– Vuole vedere i piccioni, eh? disse Buchanan.
– I piccioni? Ripetei.
–Diamo i risultati di oltre un centinaio di partite nella nostra edizione del calcio, disse Buchanan e aggiunse: – senza contare il Rugby.
Uscendo dalla stanza entrarono aggirandoci due ragazzi che portavano dei telegrammi.
Un attimo dopo, con grande sorpresa, eravamo su un tetto di piombo degli uffici del Signal. Le alte ciminiere delle fabbriche si elevavano sull'orizzonte di tegole di ardesia su ogni lato, soffiando fumo denso nella completa oscurità del cielo pomeridiano rigando con lunghe bande di nero il rosso vivo ad occidente. E dall'oscurità apparve da lontano un piccione bianco e blue che volteggiò largo diverse volte sopra gli uffici del Signal. Alla fine venne giù e sentii il frullio delle sue ali robuste. Le ali cessarono di battere e il piccione curvò in giù, la testa più in basso della sua larga coda. Poi la piccola testa si sollevò gradualmente e la coda si abbassò; la curvatura della traiettoria era cambiata, la velocità diminuiva; il piccione era tutto concentrato a fare calcoli; occhi, ali, coda e zampe venivano coordinate nella soluzione di un complicato problema di meccanica. Le zampe rosa artigliate sembravano brancolare–e dopo un momento di esitazione l'operazione era completata, il problema risolto; il piccione, con incantevole eleganza, aveva trovato equilibrio sul colmo di una piccionaia, ripiegò le ali e si guardò attorno con strani movimenti della testa estremamente snodata. Dopo un po' volò giù su uno spiovente, oscillando in qua e in là con l'andatura sgraziata di una donna di sessanta anni e sparì nella piccionaia. Nello stesso istante il ragazzo che era stato mandato via dalla stanza del vice-redattore corse avanti e entrò nella piccionaia attraverso una porta a rete.
–Utili i piccioni! disse il dottore mentre ci avvicinavamo alla piccionaia per guardare da vicino. C'erano dentro cinquanta o sessanta piccioni impettiti che tubavano. Ci fu un'agitazione di ali mentre il ragazzo tirava fuori l'ultimo messaggero arrivato.
–Dai qui! Ordinò Buchanan.
Il ragazzo gli passò un sottile rotolo di carta che aveva slacciato della zampa dell'uccello. Buchanan lo aprì e me lo fece vedere. Lessi: –Federazione del Midland. Axe United, Macclesfield. Partita sospesa dopo mezz'ora di gioco a causa della nebbia. Tre e quarantacinque.
–Tre e quarantacinque, disse Buchanan guardando l'orologio. –Ha fatto dieci miglia in mezz'ora, più o meno. Non male. È la prima volta che usiamo i piccioni per distanze così lunghe. Prendi, ragazzo! Restituì il foglio al ragazzo che lo diede a un altro ragazzo che, dopo averlo preso, se ne andò.
–Amico, disse il dottore rivolgendosi a Buchanan. –Cosa stai a fare qui fuori. Non sei esattamente un piccione.
Andammo giù, uno dopo l'altro, per le scale, e così scendemmo in sala composizione dove Buchanan diceva di stare più al caldo. Un locale enorme, sporco, con le pareti imbiancate pieno di linotype e altre macchine, davanti alle quali erano seduti uomini in grembiule bianco che battevano i tasti, battevano–guardando fogli scritti fissati all'altezza dei loro occhi–e battevano, battevano. Una specie di rifugio cavernoso in cui mostruose escrescenze di ferro si formavano dal pavimento e si incontravano a metà strada con fiori elettrici che avevano le radici nel soffitto! In quella giungla c'era appena lo spazio per poter camminare. Buchanan mi spiegò la linotype. Osservai, come se fossi in un sogno romantico, la discesa scintillante di lettera dopo lettera, una pioggia di lettere nel ventre della macchina; poi, dopo aver girato sul retro, osservai le stesse lettere risalire in serrata e lenta processione e ordinarsi in cima l'una accanto all'altra di nuovo pronte a rispondere al battito, al battito di un uomo con un grembiule che una volta era stato bianco.  E mentre guardavo tutto questo riuscivo non so come, per qualche mia capacità, nello stesso tempo a vedere in alto piccioni che arrivavano e arrivavano dall'oscurità da oltre il profilo delle ciminiere.
–Ingegnoso, vero? disse Stirling.
Ma immaginai che lui non avesse quella stessa capacità di vedere i piccioni.
Un uomo distinto con la barba e gli occhiali, con le maniche della camicia arrotolate e un grembiule teso sulla pancia semisferica, camminava lentamente in un corridoio, esaminando una bozza in colonna con l'aria da inesperto come se non avesse mai visto prima una bozza in colonna.
–È già due pollici-colonna più di una colonna, disse confidenzialmente, porgendo il lungo foglio di carta e poi guardando con aria seria Buchanan, con la testa inclinata in avanti, non attraverso gli occhiali ma sopra di essi.
Il redattore prese in consegna senza farci caso la bozza e io lessi una serie di titoli: –Knype v. Manchester Rovers. Superato il record. Quindicimila spettatori. Due goal in dodici minuti. Myatt in forma. Servizio speciale.
Buchanan restituì il foglio senza dire niente.
–Eccoci qui! mi disse, mentre un altro compositore vicino a noi attaccava un pezzo di carta alla sua macchina. Era lo stesso foglio che avevo visto arrivare dal cielo, ma il suo contenuto era stato ampliato e corretto per mano del vice-redattore. L'uomo incominciò a battere, battere, e le lettere cominciarono a scintillare verso il basso nel percorso che facevano per far sapere a un quarto di milione di persone che Axe v. Macclesfield era stata sospesa per nebbia.
–Suppongo che ormai a Knype la partita sia finita. Dissi io.
–Oh no! disse Buchanan. –È appena iniziato il secondo tempo.
–Ci vogliamo andare? Chiese Stirling.
–Be', dissi io, avventato, –è un'idea.
–Puoi portare lì il signor Loring in cinque o sei minuti, disse Buchanam. –E probabilmente non ha mai visto una cosa così prima. Quando tornate a casa potreste fermarvi qui a vedere il giornale in macchina.



III


Andammo al Grand Stand che era pieno di uomini i cui occhi erano fissi, con sforzo inconsapevole ma intenso, su un comune obiettivo. Tra gli uomini c'erano alcune donne in pelliccia e scialle, assorte allo stesso modo. Nessuno fece caso a noi mentre ci facevamo strada salendo lungo una rampa traballante di scale di legno, ma quando sfioravamo accidentalmente un essere umano il gomito di quell'essere si spingeva fuori automaticamente e con forza per respingerci. Ebbi una visione di cappelli, berretti e cappotti di lana allineati in lunghe file parallele e di assi di legno grezzo ricoperti di fuliggine che esibivano in ogni punto schegge potenzialmente pericolose, salvo dove l'uso li aveva levigati rendendoli lisci e lucidi. Poi piano piano mi accorsi dell'immenso campo che era più marrone che verde. Attorno al campo, sulle gradinate, c'era una larga fascia di microscopici cappelli e facce pallide, e al di là cancellate, tabelloni pubblicitari, ciminiere, fornaci, gasometri, pali del telegrafo, case e alberi morti. E qui e lì, appollaiati in posti strani e pericolosi, perfino in alto verso il cielo cupo, si accalcavano altri essere umani. Sul campo stesso, a una delle sue estremità, c'era uno sparuto gruppetto di figure simili a bambole; alcune avevano il corpo bianco, altre rosso; e tre erano in nero; tutte erano così piccole e così lontane da sembrar essere mere comparse, insignificanti e accidentali, qualsiasi fosse il misterioso evento che stava avendo luogo. Poi ci fu un fischio e tutte quelle figure iniziarono tutte assieme a muoversi e poi vidi una palla in aria. Si alzò un mormorio indistinto e inquietante dalla immensa moltitudine come un vapore invisibile ma percettibile. Un attimo dopo il vapore si era condensato in un urlo improvviso. Quindi vidi la palla rotolare solitaria in mezzo al campo, e soltanto una delle bambole rosse precipitarvisi; da una parte c'era un confuso gruppo di rossi e bianchi e dall'altra due bambole bianche, decisamente sole sulla superficie. Quella bambola rossa raggiunse la palla e scattò in avanti con quella tra i piedi in rapido movimento. Un vocione dietro di me emise un muggito con un suono a incredibile volume:
– Ora, Jos!
E un'altra voce, più distante, muggì:
– Ora, Jos!
E ancora più lontano dalla folla si levò un risoluto consiglio:
– Ora, Jos! – Ora, Jos!
La più vicina delle bambole bianche, mentre quella rossa si avvicinava, si lanciò verso di lei. Vidi una gamba. E la palla stava rimbalzando tracciando una grandiosa traiettoria nel cielo; la persi di vista e poi sentii un bum sulle lastre della tettoia della tribuna centrale e poi cadde tra la folla nella STAND-ENCLOSURE. Ma appena prima che la palla cominciasse il volo, un tremendo boato
– Bravo, Jos!
– Buon vecchio Jos!
La gamba era evidentemente quella di Jos. Il più vicino di queste due bambole bianche doveva essere Jos, il beniamino di quindicimila persone in delirio.
Stirling diede un pizzico a uno vicino a lui per attrarre la sua attenzione.
– Qual è il risultato? Chiese al vicino, che fece una smorfia e poi un sorriso largo.
– Due a uno contro di noi! Tuonò l’altro
"It'll take our b——s all their time to draw. They're playing a man short."
"Accident?"
–No! L’arbitro lo ha espulso per gioco pericoloso.
Diversi spettatori cominciarono a spiegare, con passione, con furia, che l’azione dell’arbitro era completamente priva di buon senso e imparzialità; e capii che una folla meno signorile avrebbe senza dubbio linciato l’arbitro. The explanations died down, and everybody except me resumed his fierce watch on the field.
I was recalled from the exercise of a vague curiosity upon the set, anxious faces around me by a crashing, whooping cheer which in volume and sincerity of joy surpassed all noises in my experience. This massive cheer reverberated round the field like the echoes of a battleship's broadside in a fiord. Ma era umana e perciò più terribile dei cannoni. Pensai istintivamente: – Se tali sono sintomi di piacere, quali devono essere i sintomi di sofferenza o delusione? Contemporaneamente all’emissione di quel singolare rumore era cambiata l’espressione dei volti. Occhi che brillavano; denti che diventavano sporgenti da enormi e scomposti sorrisi. Ferocious satisfaction had to find vent in ferocious gestures, wreaked either upon dead wood or upon the living tissues of fellow-creatures. The gentle, mannerly sound of hand-clapping was a kind of light froth on the surface of the billowy sea of heartfelt applause. The host of the fifteen thousand might have just had their lives saved, or their children snatched from destruction and their wives from dishonour; they might have been preserved from bankruptcy, starvation, prison, torture; they might have been rewarding with their impassioned worship a band of national heroes. But it was not so. All that had happened was that the ball had rolled into the net of the Manchester Rovers' goal. Knype had drawn level. The reputation of the Five Towns before the jury of expert opinion that could distinguish between first-class football and second-class was maintained intact. I could hear specialists around me proving that though Knype had yet five League matches to play, its situation was safe. They pointed excitedly to a huge hoarding at one end of the ground on which appeared names of other clubs with changing figures. These clubs included the clubs which Knype would have to meet before the end of the season, and the figures indicated their fortunes on various grounds similar to this ground all over the country. Se segnavano un goal a Newcastle o a Southampton, THE VERY PERU del calcio di prima categoria, ciò veniva riportato su quel tabellone e venivano subito valutati i possibili effetti sul destino del Knype. Si facevano calcoli da far girare la testa.
Poi si alzò e si disperse in volo un piccolo stormo di piccioni, illusi di essere liberi e padroni dell'aria, ma in realtà SOFFIATI verso destinazioni prestabilite sulle stupefacenti onde atmosferiche di allegria persistente.
Dopo un paio di minuti il pallone fu rimesso in movimento e il grande trambusto si ridusse a un mormorio sinistro e sensibile che rispondeva alle fluttuazioni del gioco come uno strumento di precisione. Ogni prodezza e azione del Knype suscitavano applausi generosi rispetto alle intenzioni e ai risultati e ogni finta del Manchester Rover, riuscita o meno, provocava un sacro disgusto. The attitude of the host had passed beyond morality into religion.
Then, again, while my attention had lapsed from the field, a devilish, a barbaric, and a deafening yell broke from those fifteen thousand passionate hearts. It thrilled me; it genuinely frightened me. I involuntarily made the motion of swallowing. After the thunderous crash of anger from the host came the thin sound of a whistle. Il gioco si fermò. I heard the same word repeated again and again, in divers tones of exasperated fury:
– Fallo!
I felt that I was hemmed in by potential homicides, whose arms were lifted in the desire of murder and whose features were changed from the likeness of man into the corporeal form of some pure and terrible instinct.
And I saw a long doll rise from the ground and approach a lesser doll with threatening hands.
– Fallo! Fallo!
"Go it, Jos! Knock his neck out! Jos! He tripped thee up!"
There was a prolonged gesticulatory altercation between the three black dolls in leather leggings and several of the white and the red dolls. At last one of the mannikins in leggings shrugged his shoulders, made a definite gesture to the other two, and walked away towards the edge of the field nearest the stand. It was the unprincipled referee; he had disallowed the foul. In the protracted duel between the offending Manchester forward and the great, honest Jos Myatt he had given another point to the enemy. As soon as the host realized the infamy it yelled once more in heightened fury. It seemed to surge in masses against the thick iron railings that alone stood between the referee and death. The discreet referee was approaching the grand stand as the least unsafe place. In a second a handful of executioners had somehow got on to the grass. And in the next second several policemen were in front of them, not striking nor striving to intimidate, but heavily pushing them into bounds.
"Get back there!" cried a few abrupt, commanding voices from the stand.
The referee stood with his hands in his pockets and his whistle in his mouth. I think that in that moment of acutest suspense the whole of his earthly career must have flashed before him in a phantasmagoria. And then the crisis was past. The inherent gentlemanliness of the outraged host had triumphed and the referee was spared.
"Served him right if they'd man-handled him!" said a spectator.
"Ay!" said another, gloomily, "ay! And th' Football Association 'ud ha' fined us maybe a hundred quid and disqualified th' ground for the rest o' th' season!"
"D——n th' Football Association!"
– Già! But you canna'!"
– Ora, ragazzi! Play up, Knype! Ora, ragazzi! Give 'em hot hell!" Diverse voci incoraggiavano caldamente la squadra di casa dopo che le palla era stata rimessa in gioco.
The fouling Manchester forward immediately resumed possession of the ball. Experience could not teach him. He parted with the ball and got it again, twice. The devil was in him and in the ball. The devil was driving him towards Myatt. They met. And then came a sound quite new: a cracking sound, somewhat like the snapping of a bough, but sharper, more decisive.
"By Jove!" exclaimed Stirling. "That's his bone!"
And instantly he was off down the staircase and I after him. But he was not the first doctor on the field. Nothing had been unforeseen in the wonderful organization of this enterprise. A pigeon sped away and an official doctor and an official stretcher appeared, miraculously, simultaneously. It was tremendous. It inspired awe in me.
"He asked for it!" I heard a man say as I hesitated on the shore of the ocean of mud.
Then I knew that it was Manchester and not Knype that had suffered. La confusione e il trambusto erano inquietanti e sconcertanti. Ma un’emozione emergeva chiara: il piacere. Io stesso la provavo. I was aware of joy in that the two sides were now levelled to ten men apiece. Mi ero misticamente identificato con le Cinque Città, assorbito dalla loro vita. Notai su ogni volto la convinzione che una provvidenza divina fosse in questa vicenda, che Dio non potesse essere preso in giro. Anche io avevo questa convinzione. I could discern also on every face the fear lest the referee might give a foul against the hero Myatt, or even order him off the field, though of course the fracture was a simple accident. Avevo anche io quel timore. It was soon dispelled by the news which swept across the entire enclosure like a sweet smell, that the referee had adopted the theory of a simple accident. I saw vaguely policemen, a stretcher, streaming crowds, and my ears heard a monstrous universal babbling. And then the figure of Stirling detached itself from the moving disorder and came to me.
"Well, Hyatt's calf was harder than the other chap's, that's all," he said.
"Which is Myatt?" I asked, for the red and the white dolls had all vanished at close quarters, and were replaced by unrecognizably gigantic human animals, still clad, however, in dolls' vests and dolls' knickerbockers.
Stirling warningly jerked his head to indicate a man not ten feet away from me. Quello era Myatt, l'eroe della squadra ospite e il beniamino della popolazione. I gazed up at him. His mouth and his left knee were red with blood, and he was piebald with thick patches of mud from his tousled crown to his enormous boot. His blue eyes had a heavy, stupid, honest glance; and of the three qualities stupidity predominated. Sembrava essere tutto piedi, ginocchia, mani e gomiti. Aveva una testa molto piccola, l’unica traccia di bambola in lui.
Un ometto si avvicinò a lui, sicuro - forse anche troppo palesemente sicuro - del suo diritto di avvicinarsi.  Myatt annuì.
"Ye'n settled him, seemingly, Jos!" said the little man.
"Well," said Myatt, with slow bitterness. "Hadn't he been blooming well begging and praying for it, aw afternoon? Hadn't he now?"
L'uomo piccolo annuì. Poi disse a bassa voce:
"How's missis, like?"
"Her's altogether yet," said Myatt. "Or I'd none ha' played!"
"I've bet Watty half-a-dollar as it inna' a lad!" said the little man.
Myatt sembrava irritato.
"Wilt bet me half a quid as it inna' a lad?" he demanded, bending down and scowling and sticking out his muddy chin.
"Ay!" said the little man, not blenching.
– Evens?
"Evens."
"I'll take thee, Charlie," said Myatt, resuming his calm.
Ci fu il fischio finale. E furono dati diversi ordini di pulire il campo. Eight minutes had been lost over a broken leg, but Stirling said that the referee would surely deduct them from the official time, so that after all the game would not be shortened.
"I'll be up yon, to-morra morning," said the little man.
Myatt annuì e se ne andò. Charlie, l'uomo piccolo, girò i tacchi e orgogliosamente rimbeccò la folla. Era stato visto, lui tra tutti, conversare con la suprema grandezza.
Anche Stirling ed io ci ritirammo; e benché Jos Myatt non avesse neppure fatto al dottore l’onore di vederlo, nessuno di noi due, credo, era del tutto privo di un senso di gloria. Non ne immaginavo il perché. Il resto della partita fu monotono e noioso. Non successe nulla. La partita terminò in parità.



IV


Fummo spazzati via dal campo di gioco da una furiosa marea umana–spinti e scaraventati giù per un pendio in un ampio spazio deserto che separava il campo dalle strade più vicine di casette rossastre. In fondo al pendio, su mio suggerimento, ci fermammo di lato per alcuni minuti, mentre la corrente avanzava rapida e dilatandosi inondava l’intero spazio in un solo spettacolare minuto. L’impressione della folla che fluiva da quel varco della parete di legno non era diversa dall’impressione di una condotta esplosa che solo lo svuotamento del serbatoio può placare. Chi avesse voluto suicidarsi avrebbe potuto mettersi d’avanti al varco e il suo desiderio si sarebbe realizzato. Nessuno lo avrebbe notato. La carica di fanteria, interminabile e implacabile, gli sarebbe passata addosso senza fargli caso. Una schiera silenziosa e pensierosa, preso ormai da qualcosa altro e forse disturbata dal fastidioso pensiero che dopo tutto un pareggio non è buono come una vittoria! Procedeva spedita alla cieca, diretta d’istinto verso l’esterno, ginocchia e menti protesi, mani sprofondate nelle tasche, piedi freddi pestati al suolo. Ogni tanto qualcuno si fermava o rallentava il passo per accendere la pipa e bruscamente spintonato in avanti da una forza cieca dietro di sè, accettava l’invito come un atomo accetta la forza di gravità. La febbre e l’estati erano finite. Mi affascinava del Sud l’accigliato mutismo, lo sguardo fermo (vacuo o sognante) e il trepestio pesante, sordo e tumultuoso che scuoteva il suolo cinereo. La fiumana continuava a uscire impetuosa attraverso il varco.
Avevamo lasciato la macchina allo Haycock Hotel; andammo a prenderla, sfidando la piena. Quasi difronte al CORTILE DELLA SCUDERIA partivano i tram elettrici per Hanbridge, Bursley e Turnhill e per Longshaw. Lì la folla era meno pericolosa ma sempre impressionante–a miei occhi. Quando un tram si avvicinava lo assalivano selvaggiamente, lo sequestravano, lo riempivano completamente e se ne impadronivano con stupefacente rapidità. Gli scalini erano la sponda occidentale del Beresina. A un certo punto l'assuefatto conducente, brandendo con gesto impietoso il braccio ricoperto di cuoio, ricacciava gli aspiranti passeggeri nel fango e il tram riprendeva velocità. Tutto ciò in silenzio.
Dopo pochi minuti un ciclista sibilò nel fango, occupando il lato opposto della strada, che era relativamente libero. Portava calzoni grigi, stivali pesanti e una giacca scura a coda di rondine, sulla cui parte posteriore si era depositata una striscia di fango incrostato. In testa aveva una bombetta.
– Come va, Jos? – urlarono sfacciatamente due ragazzi. E poi ci furono i saluti rispettosi di alcuni adulti.
Era l'eroe, che andava di fretta.
– Levatevi di lì! – avvertì tra i denti chi gli intralciava la strada e proseguì a testa bassa.
– Gestisce il Foaming Quart sulla Toft End, – disse il dottore. – È il pub migliore delle Cinque Città. Sa, una volta era ciò si chiama cacciatore di trofei, un veloce ciclista. Ma con quello ha smesso e presto smetterà con il calcio. Ha trentaquattro anni, sicuro. Questo è uno dei motivi per cui è così indipendente–questo e perché è quasi l'unico giocatore della squadra veramente del posto.
– Perché? Chiesi. – Da dove vengono gli altri allora?
– Oh! – disse Stirling mentre metteva con calma in moto la macchina. – La squadra li compra in ogni angolo del paese.  Quattro sono scozzesi. Alcuni anni fa una squadra di Oldhan offrì allo Knype 500 sterline per Myatt, una gran somma–più di quanto valga adesso! Ma lui non volle andarci, benché gli avessero assicurato di metterlo in pub di pria categoria–una casa gratis. Lui non è mai costato niente a parte lo stipendio e l'avviamento del Foaming Quart.
– Quant'era il suo stipendio?
– Non so esattamente. Non molto. L'Associazione Calcistica ha fissato un tetto massimo. Direi circa quattro sterline a settimanaEhi! Sei sordo?
"Thee mind what tha'rt about!" responded a stout loiterer in our path. "Or I'll take thy ears home for my tea, mester."
Stirling rise.
Dopo alcuni minuti arrivammo a Hanbridge, schizzando acqua lungo la strada tra due processioni che affollavano entrambi i passaggi pedonali. E al centro della strada c’era una terza processione di tram, –un tram dopo l’altro, ciascuno ingozzato di passeggeri, che sbavava di passeggeri all’entrata; non gli apatici tram che avevo visto prima nel pomeriggio a Crown Square; una razza differente di tram, velocità smaniose e impetuose. Arrivammo agli uffici del Signal Non c’era nessuna banda di monelli a darci il benvenuto questa volta!
Sotto terra c’era la sala macchine del Signal Mi faceva venire in mente le viscere [VENTRE] di una nave, tanto era piena di macchinari. Una macchina enorme sferragliava lentamente e una cosa verde ripiegata cadde in modo strano su un tavolino di ferro d’avanti a noi. Buchanan lo aprì e vide che c’erano tutti i dettagli [dell’episodio] gamba rotta, insieme a una dichiarazione che era opinione del Signal che ci sarebbe stata la solidarietà di tutti i veri sportivi nei confronti del giocatore infortunato. Stavo per dire qualcosa a Buchanan, quando improvvisamente non riuscii più a sentire la mia voce. La grande macchina, con un’altra dietro di noi, stava funzionando a velocità favolosa e con un favoloso strepitio. Tutto ciò che i miei sensi scossi potettero cogliere con chiarezza era che le luci blu sopra di noi ogni tanto lampeggiavano e che fogli verdi ripiegati fioccavano giù sul tavolo di ferro molto più veloci di quanto gli occhi potessero seguirli. Tipi alti in grembiule mi spostarono di lì a gomitate e portarono via i pacchi di fogli verdi, ma non più velocemente di quanto la macchina li scaricasse. Buchanan avvicinò la bocca al mio orecchio. Ma non riuscivo a sentirlo. Scossi la testa. Lui sorrise e ci portò fuori da quel trambusto.
– Venite a vedere i ragazzi che li prendono, – disse in fondo alle scale.
In una specie di sala al pianterreno c’era un lungo bancone e dietro il bancone un sistema di cancellate di acciaio in parallelo, sistemate in modo che una persona entrando dall’ingresso per il pubblico potesse raggiungere il bancone solo percorrendo ogni corsia in successione in un senso o nell’altro. Queste stradine di acciaio, che garantivano l’assoluto trionfo del diritto sulla forza, erano gremite di ragazzi–i monelli sbrindellati che avevamo visto giocare per strada. Ma ora non monelli; piuttosto giovani tigri! Forse una mezza dozzina aveva raggiunto il bancone; gli altri erano ammassati dietro, urlando e litigando. Attraverso un’apertura nel muro, all’altezza del bancone, sfrecciavano continuamente pacchi di carta e venivano afferrati al volo da inservienti che li distribuivano in pacchi più piccoli ai famelici ragazzi; che in cambio lanciavano a terra dei dischetti di metallo e fuggivano, fuggivano all’impazzata come se rincorsi da demoni, attraverso una terza porta, via dal pandemonio nella strada buia. E incessantemente i fogli verdi spuntavano dal buco nel muro e incessantemente venivano prelevati e portati via da quei ragazzi infuriati, la cui destinazione era evidentemente Aix o Ghent e le cui ali erano i loro TATTERS.
– Cosa sono quesi dischetti? Chiesi io.
– I ragazzi devono venire a comprarli la mattina presto, – disse Buchanan. – Vede, non abbiamo tempo per vendere questa edizione in cambio di soldi in contanti.
– Be’, – disse mentre andavamo via, – La ringrazio molto.
– Ma per cosa? Chiese Buchanan.
– Per tutto, – dissi io.
We returned through the squares of Hanbridge and by Trafalgar Road to Stirling's house at Bleakridge. And everywhere in the deepening twilight I could see the urchins, often hatless and sometimes scarcely shod, scudding over the lamp-reflecting mire with sheets of wavy green, and above the noises of traffic I could hear the shrill outcry: –Signal. Edizione del Calcio. Edizione del Calcio. Signal. Il mondo veniva informato della potenza di Jos Myatt e del disastro tenuto lontano da Knype e dei risultati di oltre un centinaio di altre partite-senza contare il Rugby.



V


Nel corso della serata, dopo che Stirling si era definitivamente abituato all’idea di doversi da solo occupare di un esperto del British Museum di Londra e che le alte mura attorno alla parte più intima del suo animo avevano ceduto sotto i miei timidi ma continui attacchi, entrammo in buona confidenza. E in particolare il dottore mi dimostrò che la sua reputazione di convincente franchezza con i pazienti era ben fondata. Eppure fino al momento del dessert avrei potuto essere giustificato nel supporre che queste tanto elogiate “maniere” in un ambulatorio erano nient’altro che leggenda. Tale può essere l’influenza di un londinese abbastanza innocuo e timido nella provincia. Alle dieci e mezza, mentre Tito già aveva iniziato il sonno notturno su una poltrona, ci mettemmo a nostro agio davanti al camino nello studio a raccontarci delle storie. Avevamo parlato di arte e di storia; ora si parlava di vita, di quei suoi aspetti che fanno ridere gli uomini e lasciano le donne a bocca aperta. Avevamo citato i Brindley una o due volte. Si era fatta l’ora del loro ritorno. Ma essendo profondamente a mio agio e felice nel posto in cui ero, non provavo insofferenza. Poi qualcuno bussò alla finestra.
– Questo è Bobbie! – disse Stirling, alzandosi lentamente dalla poltrona. –Lui non rifiuterà del whisky, anche se lo fa lei. È meglio prendere un’altra bottiglia.
Bussarono ancora con stizza.
– Vengo, ragazzo! Stirling protested.
Attraversò il salotto e l’ambulatorio strascicando le ciabatte fino alla porta d’ingresso laterale, io che seguivo e Titus in coda che starnutiva e fiutava.
"I say, mester," said a heavy voice as the doctor opened the door. Non era Brindley, ma Jos Myatt. Non riuscendo al buio a trovare il campanello, aveva preso di mira, come si fa in questi casi, l’unica finestra illuminata. Chiese, o meglio, ordinò, molto bruscamente, che il medico andasse immediatamente al Foaming Quart al Toft End.
Stirling esitò un istante.
– Va bene, amico mio, – disse lui con calma.
– Adesso? – insisteva la voce pesante e sospettosa sulla soglia d’ingresso.
– Sarò lì prima io se non va veloce, amico. I'll run up in the car." Stirling chiuse la porta. Sentii i passi fuori sul vialetto di ghiaia.
– Sentito? – mi disse. – E cosa devo fare di lei?
– Vengo con lei, naturalmente, – risposi.
– Potrei trattenermi lì per un po’.
– Non importa, – dissi ROISTEROUSLY – È un pub e io sono un turista.
A casa di Stirling erano tutti a letto e il suo assistente era andato a casa. Mentre lui e Tuitus andavano fuori in macchina io scrissi due righe per i Brindleys. – Sono andato con il dottore a visitare un paziente al Toft End. – Non aspettate, andate a letto. – A.L. Durante il percorso ci fermammo a mettere il biglietto sotto la porta di casa dei Brindley. Dopo poco sobbalzavamo con la macchina in prima su una strada in salita e il riverbero giallo delle fornaci in lontananza cominciavano a illuminare tetti delle case sotto di noi. Faceva un freddo da pelle d’oca, una serata limpida e gelida, corroborante, tonificante dopo il calore interno dello studio. Ero allegro, ma silenzioso. We had quitted the kingdom of the god Pan; we were in Lucina's realm, its consequence, where there is no laughter. Eravamo in missione.
– Non mi aspettavo questo, – disse Stirling.
– No? Dissi io. "But seeing that he fetched you this morning—"
– Ah! Lo ha fatto solo per sentirsi tranquillo. C’era lì la sorella ad occuparsene. Sembrava molto capace. Sapeva tutto di ogni cosa. Until ye get to the high social status of a clerk or a draper's assistant people seem to manage to have their children without professional assistance."
– Allora pensa che qualcosa non sia andata bene? Chiesi.
"I'd not be surprised."
He changed to the second speed as the car topped the first bluff. No dicemmo altro. The night and the mission solemnized us. And gradually, as we rose towards the purple skies, the Five Towns wrote themselves out in fire on the irregular plain below.
"That's Hanbridge Town Hall," said Stirling, pointing to the right. "And that's Bursley Town Hall," he said, pointing to the left. And there were many other beacons, dominating the jewelled street-lines that faded on the horizon into golden-tinted smoke.
The road was never quite free of houses. After occurring but sparsely for half a mile, they thickened into a village—the suburb of Bursley called Toft End. Vidi difronte a noi una luce rossa che si muoveva. Era il lato posteriore della lampada della bicicletta. La macchina si fermò vicino alla facciata buia della locanda, le cui due finestre gialle erano illuminate. Stirling, seguendo le istruzioni urlate da Myatt’s, entrò a retromarcia in un cortile buio sotto una tettoia. Il motore smise di vibrare.
– Un mio amico, – mi presentò a Myatt. – A proposito, Loring, le dispiace prendere la mia borsa? Non devo dimenticarla. Poi spense i fari ad acetilene e non rimase altra luce nel cortile ad eccezione del fascio di luce della lampada della bicicletta che Myatt teneva in mano. Brancolando andammo verso la casa. Che strano, ogni passo che facevo nelle Cinque Città sembrava avere il sapore genuino di un’avventura!



VI


Dopo cinque minuti non contavo più niente nell’ordine delle cose di Toft End e cominciai a chiedermi perché fossi andato. Stirling, mio unico tutore, era sparito nel buio in cima alla scala della casa seguendo una giovane donna robusta con un grembiule bianco che teneva una candela. Jos Myatt, da dietro, mi disse: – Forse è meglio se va lì dentro, indicando una porta semiaperta ai piedi della scala. Entrai in una stanzetta sul retro del BAR-PARLOUR. Ardeva un bel fuoco in un caminetto vecchio stile, ma non c’erano altre luci. La locanda era chiusa al pubblico, essendo passate le undici di sera. On a bare table I perceived a candle, and ventured to put a match to it. E a quel punto vidi una stanza quasi esattamente come ci si aspetta di trovare sul retro del BAR-PARLOUR di una locanda alla periferia di una città industriale. Sembrava avere la doppia funzione di un soggiorno e di stanza riservata per clienti di riguardo. Il tavolo evidentemente era uno di quelli ai quali si beveva. Su una mensola c’era una fila di bottiglie, più o meno vuote, con i nomi famosi delle pubblicità dei giornali e della Camera dei Lord. Le decine di sedie davano l’idea dell’acuto disagio fisico, di quelli che possono essere sopportati solo da chi sedendosi ha tutte le proprie capacità sensoriali concentrate nel palato. C’era una pila precaria di libri su una sedia rotta in un angolo. Un tavolo più piccolo era coperto da una tovaglia a quadri sulla quale c’erano dei piatti. Lungo una parete, sotto la finestra, CORREVA un divano in legno di pino foderato con una stoffa leggermente diversa da quello sul tavolo. Il materasso del sofà era sbilenco e la superficie stropicciata e giornali vecchi e pezzi di carta marrone erano stati infilati tra esso e il telaio. Il mobile principale era un’imponente libreria in noce, le cui ante di vetro erano coperte da tende in stoffa rossa. Anche laa finestra, più larga che lunga, aveva tende di stoffa rossa. Appese alle pareti, (tappezzate) con carta da parati in tinta zafferano, c’erano delle pubblicità incorniciate e delle fotografie di persone in posa. Il soffitto era buio come il firmamento; il pavimento piastrellato con un tappeto di cimosa d’avanti al parafuoco di acciaio.
Posai il soprabito sul divano, presi la candela e osservai il libri nell’angolo: L’opera indistruttibile di Lavater, un Whitaker con la copertina di carta, l’Almanacco degli Albergatori Autorizzati alla vendita di alcolici, Johnny Ludlow, il catalogo illustrato della Esposizione del 1856, la Concordanza di Cruden e sette o otto volumi della Enciclopedia Penny di Knight. Mentre ero assorto nella lettura di quei libri, sentii dei movimenti al piano di sopra - fino a quel momento non c’erano stati rumori di alcun tipo - e con senso di colpa mi affrettai a rimettere la candela sul tavolo e mi piazzai d’avanti al fuoco mostrando indifferenza.
– Ora non farti vedere più qui sopra fino a quando non vengo io a prenderti! Disse una voce lontana di donna - con tono non irritato, ma deciso. E poi, con tono irritato: – Ora via di qui!
Passi svogliati di stivali sulle scale! Jos Myatt entrò nella stanza dove stavo io. All'inizio non parlò; neppure io. Evitava il mio sguardo. Indossava ancora la giacca a coda di rondine con la striscia di fango dietro. Tirai fuori l’orologio, non per sapere l’ora, ma semplicemente perché ero nervoso e la vista dell’orologio mi fece venire in mente che sarebbe stato opportuno dargli la carica.
– Meglio non dimenticare, – dissi mentre gli davo la carica.
– Già, – fu il suo mesto commento. – è un buon suggerimento. E diede la carica al suo orologio; un grosso spesso orologio d’oro.
Queste cariche d’orologi costituirono occasione di confidenza tra noi.
– Spero che andrà tutto bene, – mormorai.
– Cosa ha detto? – chiese.
– Ho detto che spero che tutto andrà bene, – ripetei a voce più alta e feci uno scatto della testa in direzione delle scale, per indicare il posto dal quale era venuto lui.
– Oh! – esclamò lui, come se fosse sorpreso. – Ora che cosa prende, signore? Rimase in attesa. – Tocca a me stasera.
Gli spiegai che non bevevo mai alcol. Non era del tutto vero, ma era vero come lo sono la maggior parte delle proposizioni generali.
– Neppure io! – disse lui secco, dopo una pausa.
– Anche lei è astemio? Mostrai involontariamente un po' di sorpresa.
Puntò il mento in avanti.
Lei cosa crede? – disse con tono confidenziale e di sdegno. Fu proprio come se avesse detto: – Lei pensa che chiunque nella mia posizione non sarebbe astemio se non uno stupido nato?
Mi sedetti su una sedia.
"Take th' squab, mester," he said, pointing to the sofa. Lo presi.
Lui sollevò la candela; poi la lasciò cadere e accese una lampada che stava sul camino tra i suoi vasi di vetro blue. I suoi movimenti erano molto lenti, incerti e impacciati. Dopo aver spento la candela, che fumò a lungo, si avvicinò lampada alla libreria. Poiché aveva la chiave della libreria nella tasca destra e la lampada nella mano destra dovette spostare, facendo attenzione, la lampada da una mano all’altra. Quando aprì la credenza vidi un intenso bagliore argentato provenire da ogni scaffale a parte quello in basso e riuscii a distinguere le forme di coppe premio con piedistallo e enormi manici.
– Immagino che queste siano le sue. Dissi io.
– Già!
Mi mostrò i frutti delle sue molteplici vittorie. Lo vedevo forzare l’andatura sotto il sole infuocato lungo strade e sentieri ricoperti di cenere e i suoi grandi ginocchi fare su e giù come pedali tra gli applausi e le urla di un pubblico immenso. E tutto ciò che rimaneva di quella gloria erano quelle forme logore e senza più valore, magnificamente inutili, platealmente brutte, con le iscrizioni perse in un intreccio di fregi.
– Già! – disse ancora dopo che ebbi finito di passare le dita sull’ultima coppa.
– Davvero una bella esposizione! Dissi, riprendendo posto sul divano.
Prese una boccetta d’inchiostro e un pennino dalla libreria e dall’ultimo scaffale in basso, anche un borsello porta-denaro e un libro dei conti alto e stretto. Poi si sedette al tavolo e iniziò a fare conti. Si vedeva che considerava il suo compito arduo e complesso. Vederlo contare le monete, maneggiare il pennino, spargere l’inchiostro, raschiare i fogli; sentirlo sussurrare un numero dopo l’altro e mormorare misteriosi anatemi contro l’indomabile bizzosità dei numeri–tutto questo era penoso, come può esserlo un semplice esercizio reso difficile da incapacità e incompetenza. Volevo alzarmi per gridargli: – Si tolga di mezzo, signore e faccia fare a me! Lo posso fare io mentre lei leva con la manica i capelli dal pennino. Mi dispiaceva per lui perché era ridicolo–e addirittura più grottesco che ridicolo. Sentivo dentro di me che era un peccato che non avrebbe potuto essere per sempre la figura centrale di un campo di fango, calciando un pallone più in alto dei gasometri con parabole lunghe e grandiose o rompendo ogni tanto la gamba di qualcuno, circondato dal fervido affetto di cuori il cui punto di fusione era l’esclamazione “Buon Vecchio Jos!” SENTIVO CHE SE DOVEVA RITIRARSI LA SUA ESISTENZA SAREBBE STATA COSÌ ARTEFATTA CHE AVREBBE POTUTO RITIRARSI IN UNA DIGNITÀ IMPASSIBILE E INSENSATA, COME UNA MONTAGNA CHE OSSERVA IL TEMPO FLUIRE. Il pensiero di lui che traccia simboli su un registro, che conta scellini e centesimi, che si abbassa alla aritmetica e che subisce quelle umiliazioni che sono l’immancabile preparazione a una legittima paternità, urtava il gusto raffinato per l’armoniosa adeguatezza. Cosa aveva costretto, questo organismo prezioso e fenomenale, questo schiavo talentuoso–che tempo prima città lontane volevano comprare alla cifra prodigiosa di cinquecento sterline–a sedersi in una misera stanza e aspettare in silenzio mentre la donna che aveva scelto affrontava il pericolo! E presto “smetterà con il calcio!” Aveva “trentaquattro anni, sicuro!” Era il limite della vecchiaia! Non valeva più cinquecento sterline. Forse già ora quella merce snodabile valeva solo duecento sterline! E “loro”–i dirigenti nell’ombra, che non sanno calciare una palla in alto quindici metri e che probabilmente si sentirebbero male a rompere una gamba a qualcuno–“loro” lo pagavano quattro sterline a settimana perché fosse l’eroe di un quarto di milione di persone. Era lui il magnete che più di tutti attirava il sabato pomeriggio nelle casse di una squadra quindicimila tra scellini e mezzi scellini e stava qui seduto a rompersi la testa su meno scellini e mezzi scellini di quanti riempirebbero mezza pinta! Jos, in tutta giustizia avresti dovuto essere José, con una sottile cravatta rossa che ti scendeva sul petto (invece di una striscia di fango sulla schiena) e calzoni ricamati su quelle gambe miracolose e un reddito di mezzo milione di pesetas e la languida acquiescenza di innumerevoli mantiglie. Ogni minuto che passa ti stavi facendo più vecchio e più rigido; ogni minuto avvicinava sempre più il momento in cui i giovani avrebbero risposto bruscamente ai loro vecchi rimbambiti: – Jos Myatt–chi era lui?
Mettere via il registro, l’inchiostro, il pennino e i soldi fu altrettanto esasperante come era stato averli tirati fuori. Poi Jos, sempre troppo grande per quella stanza, attraversò il pavimento piastrellato per attizzare il fuoco. Un attizzatoio si adattava meglio alla sua natura di un pennino. Si guardò attorno, titubante e inquieto, e quindi si avvicinò furtivo alla porta vicino ai piedi delle scale e ascoltò. Non si udiva alcun rumore; e questo era strano. La donna che stava mettendo al mondo il figlio dell’eroe non emetteva urla che giungessero giù fino a noi. Una volta o due avevo sentito il rumore attutito di movimenti non esattamente sopra di noi–da qualche parte in alto–ma niente di più. Il dottore e la sorella di Jos sembravano essersi chiusi in un mistero sinistro e pericoloso. Non riuscivo a togliermi dalla mente immagini di ciò che vedevano e di ciò che facevano. The vast, cruel, fumbling clumsiness of Nature, her lack of majesty in crises that ought to be majestic, her incurable indignity, disgusted me, aroused my disdain, I wanted, as a philosopher of all the cultures, to feel that the present was indeed a majestic crisis, to be so esteemed by a superior man. Ma non ci riuscivo. Benché la crisi in qualche modo forse mi intimoriva, tuttavia, provavo vergogna al posto di Jos Myatt. Ciò forse è riprovevole, ma era vero.
Lui era seduti accanto al camino e guardava il fuoco. Non sapevo come provare ad tenere una conversazione con lui e per evitare del tutto la necessità di parlare, mi stesi sul divano e girai la faccia dall’altra parte, chiedendomi ancora una volta perché avevo accompagnato il dottore al Toft End. Il medico era ormai in un altro mondo, inaccessibile. Mi appisolai e fui risvegliato da Jos Myatt che andava verso la porta sulle scale.
– Jos, – disse una voce. – È una femmina.
Poi ci fu silenzio.
Confesso che mi vennero le palpitazioni. Un’altra anima era capitata al mondo, un’altra personalità formata e unica! Da dove? Per andare dove?... Quanto al grado di maestosità–sì, se trombe d’argento avessero annunciato l’evento, invece di una signora robusta con grembiule, il momento non avrebbe potuto essere più maestoso nella sua tristezza. Dico “tristezza”, che è il solo e inevitabile effetto di queste eterne e banali domande, – da dove? Per andare dove?
– Sta male? Mormorò Jos.
– Sta parecchio male, – disse la voce, però con tono lieve. – Portami sopra un’altro secchio di carbone.
Quando tornò nel PARLOUR, dopo essere stato nuovamente mandato via, gli dissi:
– Allora, le faccio le mie congratulazioni.
– Grazie!, – disse e si sedette. Dopo un po’ lo sentii borbottare avvilito tra sé e sé: – Maledizione! Maledizione! Maledizione!
Pensai: – Stirling ormai non ne avrà per molto e potremo andare a casa. Guardai l'orologio. Erano le due meno un quarto. Ma Stirling non si vedeva né arrivavano messaggi o segnali da lui. Dovetti arrendermi alla situazione. Siccome mi arrivava alla schiena dalla finestra una leggera corrente d’aria fredda, mi gettai il soprabito sulle spalle a mo’ di coperta. Nello spazio tra le tende rosse della finestra vidi una stella brillare. Si spostò dietro la tenda con sconcertante rapidità. L’universo girava e ruotava come sempre.




VII


Fui interrotto dal rumore di battiti alla porta. Nei pochi attimi che passarono prima di realizzare semplicemente dove mi trovassi e perché, bussarono ancora. Il sole del primo mattino brillava dietro le tende rosse. Mi tirai a sedere e mi aggiustai i capelli, assumendo involontariamente un contegno tale che nessuno entrando nella stanza avrebbe dubitato che non avevo fatto altro che rimanere pazientemente sveglio tutta la notte. La seconda porta della sala–quella che dava sul bar del Foaming Quart–era aperta e vedevo lo stesso bar, con le mensole dietro e i manici dritti dello spillatore della birra su un lato. Qualcuno che non riuscivo a vedere stava evidentemente schiavacciando e aprendo la porta d’ingresso principale della locanda. Quindi sentii un portone cigolante che raschiava il pavimento.
– È allora, Jos?
Era la voce del piccolo uomo, Charlie, che aveva parlato con Myatt sul campo di calcio.
– Presto, entra Charlie. Fa freddo, – disse la voce cupa di Jos Myatt.
– Già! Fa freddo, ragazzo! Ho camminato più di quattro chilometri, e tu lo sai, Jos. Dacci un quarto di gin.
La porta cigolò di nuovo e un chiavistello fu tirato.
I due uomini si spostarono entrambi dietro al bar e quindi nella mia visuale. Charlie aveva una sciarpa grigia attorno al collo; le sue mani erano affondate nelle tasche e sembrava stremato, quasi cercasse di evitare che la parte alta e la parte bassa dei suoi indumenti si separassero. Jos Myatt era tutto arruffato. Nell’atteggiamento del piccolo uomo nei confronti di quello grande ormai non c’era nulla del compiaciuto orgoglio per il semplice fatto di conoscersi che avevo notato sul campo. I due erano chiaramente amici intimi, forse parenti. Mentre Jos versava il gin, Charlie disse a voce bassa:
– Allora, Jos, come è andata?
Quello fu il primo cenno alla crisi da parte di uno dei due.
Jos deliberately finished pouring out the gin. Poi disse:
– Sono due, Charlie.
– Due? Che vuoi dire, ragazzo?
– Voglio dire che sono gemelli.
Charlie ed io rimanemmo interdetti allo stesso modo.
– THOU NEVER SAYS! – mormorò incredulo.
– Già! Uno per entrambi i sessi, – disse Jos.
– THOU NEVER SAYS! Ripeté Charlie, tenendo fermo il bicchiere di gin in mano.
– Il primo è arrivato poco dopo l’una e l’altro tra le cinque e le sei. Ho fatto venire in aiuto la vecchia signora Eardley. È stata dura per Susannah e per il dottore.
Incredibile che nel frattempo io ho dormito!
– Lei come sta? – domandò Charlie tranquillamente, quasi con indifferenza. Credo che quell’apparente indifferenza era dovuta alla stoica repressione dei sintomi dell’ansia.
– Sta male, – disse Jos senza dire altro.
– E non mi sorprende, – disse Charlie. E sollevò il bicchiere. – Be’, alla salute. Sorseggiò il gin, assaporandolo con la lingua come un intenditore e facendosi gradualmente un’idea della sua qualità. Poi fece un altro sorso.
– L’hai vista?
– L’ho vista per un minuto, ma Susannah non mi ha fatto stare nella stanza. Era come se stesse delirando.
– La tua donna?
– Già!
– E i bambini, loro li ha visti?
– Già! But I can make nowt out of 'em. La signora Eardley dice che non ne ha mai visti di così belli.
– Il dottore è andato via?
– Lui no! È lì sopra tutta la benedetta notte, in maniche di camicia. Gli ho offerto un bel bicchiere di whisky alle cinque e questo è tutto quello che ha preso.
Charlie aveva finito di bere il gin. I due rimasero in silenzio.
– Be’, – disse Charlie, battendosi la gamba. – Lo giuro su Dio! Non riesco a crederci! Gemelli! Chi lo avrebbe pensato? Jos, ragazzo, dovresti ringraziare che non sono tre. Mai avrei pensato, stamattina mentre camminavo per venire qui, che da dei gemelli che stavano venendo!
– Hai quella mezza sterlina in tasca?
– Quale mezza sterlina? – disse Charlie, sulla difensiva.
– Dai. Piantala! – disse Jos, improvvisamente arcigno e perentorio.
– Avevo scommesso mezza sterlina che sarebbe stata una femmina, – disse con convinzione Charlie.
– Sei un bugiardo, Charlie! – disse Jos. – Avevi scommesso mezza sterlina che non sarebbe stato un maschio.
– No, no! Charlie scosse la testa.
– Ed è un maschio! Insistette Jos.
– Siccome sono un maschio e una femmina, – disse Charlie con tono sentenzioso, – e avendo io scommesso che sarebbe stata una femmina, ho vinto io. Nelle sue parole e nei suoi gesti riconoscevo l’animo vile di chi per principio non paga mai fino a quando non è assolutamente costretto a pagare. Vedevo anche che Jos Myatt conosceva il suo uomo.
– Tu avevi scommesso che non era un maschio, – Jos quasi gridava. – Ed è un maschio, ti dico.
E una femmina! – disse Charlie; poi scosse la testa.
La disputa si protrasse monotona, ciascuna parte a ripetere continuamente le frasi delle proprie argomentazioni. Ero molto contento che Jos non sapeva che ero stato testimone della scommessa; altrimenti sarei stato sicuramente chiamato a esprimere un giudizio.
– Allora non ne parliamo più, – suggerì alla fine Charlie. – Così sistemiamo tutto. E siccome sono gemelli...
– No, vecchio diavolo, non voglio smettere niente. Mi devi mezza sterlina e me la darai.
– Stammi a sentire, – disse Charlie con tono più sommesso. – Te lo dico io cosa sistemerà tutto. Chi è arrivato prima, il maschio o la femmina?
– La femmina è arrivata per prima, – ammise Jos Myatt, con astiosa riluttanza, mestamente conscio di andare incontro alla sconfitta.
– Be’, allora! Questa femmina è la figlia più grande. È la legge, è così. E su cosa abbiamo scommesso, caro Jos? Abbiamo scommesso sul più grande e no su altri. I'll admit as I laid it wasna' a lad, as thou sayst. And it wasna' a lad. First come is eldest, and us was betting about eldest."
Charlie guardò in trionfo il padre.
Jos Myatt pushed roughly past him in the narrow space behind the bar, and came into the parlour. Nodding to me curtly, he unlocked the bookcase and took two crown pieces from a leathern purse which lay next to the bag. Then he returned to the bar and banged the coins on the counter with fury.
– Prendi le tue monete! – Gridò infuriato. – Prendi le tue monete! But thou'rt a damned shark, Charlie, and if anybody 'ud give me a plug o' bacca for doing it, I'd bash thy face in."
The other sniggered contentedly as he picked up his money.
"A bet's a bet," said Charlie.
He was clearly accustomed to an occasional violence of demeanour from Jos Myatt, and felt no fear. But he was wrong in feeling no fear. He had not allowed, in his estimate of the situation, for the exasperated condition of Jos Hyatt's nerves under the unique experiences of the night.
Jos's face twisted into a hundred wrinkles and his hand seized Charlie by the arm whose hand held the coins.
"Drop 'em!" he cried loudly, repenting his naïve honesty. "Drop 'em! Or I'll—"
The stout woman, her apron all soiled, now came swiftly and scarce heard into the parlour, and stood at the door leading to the bar-room.
"What's up, Susannah?" Jos demanded in a new voice.
"Well may ye ask what's up!" said the woman. "Shouting and brangling there, ye sots!"
"What's up?" Jos demanded again, loosing Charlie's arm.
"Her's gone!" the woman feebly whimpered. "Like that!" with a vague movement of the hand indicating suddenness. Then she burst into wild sobs and rushed madly back whence she had come, and the sound of her sobs diminished as she ascended the stairs, and expired altogether in the distant shutting of a door.
The men looked at each other.
Charlie restored the crown-pieces to the counter and pushed them towards Jos.
"Here!" he murmured faintly.
Jos flung them savagely to the ground. Seguì un'altra pausa.
"As God is my witness," he exclaimed solemnly, his voice saturated with feeling, "as God is my witness," he repeated, "I'll ne'er touch a footba' again!"
Little Charlie gazed up at him sadly, plaintively, for what seemed a long while.
"It's good-bye to th' First League, then, for Knype!" he tragically muttered, at length.




VIII


Il dottor Stirling guidò molto lentamente per tornare a Bursley. We glided gently down into the populous valleys. All the stunted trees were coated with rime, which made the sharpest contrast with their black branches and the black mud under us. The high chimneys sent forth their black smoke calmly and tirelessly into the fresh blue sky. Sunday had descended on the vast landscape like a physical influence. We saw a snake of children winding out of a dark brown Sunday school into a dark brown chapel. And up from the valleys came all the bells of all the temples of all the different gods of the Five Towns, chiming, clanging, ringing, each insisting that it alone invited to the altar of the one God. And priests and acolytes of the various cults hurried occasionally along, in silk hats and bright neckties, and smooth coats with folded handkerchiefs sticking out of the pockets, busy, happy and self-important, the convinced heralds of eternal salvation: no doubt nor hesitation as to any fundamental truth had ever entered their minds. We passed through a long, straight street of new red houses with blue slate roofs, all gated and gardened. Here and there a girl with her hair in pins and a rough brown apron over a gaudy frock was stoning a front step. And half-way down the street a man in a scarlet jersey, supported by two women in blue bonnets, was beating a drum and crying aloud: "My friends, you may die to-night. Where, I ask you, where—?" But he had no friends; not even a boy heeded him. The drum continued to bang in our rear.
I enjoyed all this. All this seemed to me to be fine, seemed to throw off the true, fine, romantic savour of life. I would have altered nothing in it. Mean, harsh, ugly, squalid, crude, barbaric—yes, but what an intoxicating sense in it of the organized vitality of a vast community unconscious of itself! I would have altered nothing even in the events of the night. I thought of the rooms at the top of the staircase of the Foaming Quart—mysterious rooms which I had not seen and never should see, recondite rooms from which a soul had slipped away and into which two had come, scenes of anguish and of frustrated effort! Historical rooms, surely! And yet not a house in the hundreds of houses past which we slid but possessed rooms ennobled and made august by happenings exactly as impressive in their tremendous inexplicableness.
The natural humanity of Jos Myatt and Charlie, their fashion of comporting themselves in a sudden stress, pleased me. Come avrebbero altrimenti dovuto comportarsi? I could understand Charlie's prophetic dirge over the ruin of the Knype Football Club. Non è che non percepisse il dramma di quella casa. He had felt it, and because he had felt it he had uttered at random, foolishly, the first clear thought that ran into his head.
Stirling era silenzioso. He appeared to be absorbed in steering, and looked straight in front, yawning now and again. Era molto più stanco di me. Anzi, io avevo dormito molto bene. Dopo aver imboccato Trafalgar Road e superato l'aristocrazia diretta in cappella o in chiesa, lui disse:
"Well, ye let yeself in for a night, young man! Nessun errore!
Lui rise e io risi.
— Cosa succederà lì? — Chiesi indicando Toft End.
"What do you mean?"
— Un uomo come quello, da solo con due bambini!
— Oh! — disse. — Se la caveranno. Sua sorella è vedova. Andrà a vivere con lui. Si è già affezionata a quei neonati come se fossero i suoi.
Giungemmo al suo doppio cancello.
— Mi raccomando, spieghi a Brindley,  — disse, mentre me ne andavo,  — che non è stata colpa mia se non ha trascorso la notte a letto.  È stata una sua decisione. Ora vado un po' a dormire. Ci vediamo stasera, Bob mi ha invitato a cena.
Un domestico stava spazzando la veranda di Bob Brindley e la porta d'ingresso era aperta. Entrai. La musica del pianoforte mi guidò nel salotto. Brindley, con la sigaretta del mattino tra le labbra, stava suonando una delle "L'heure espagnole" di Maurice Ravel. Aveva la testa spostata all'indietro per tenere il fumo lontano dagli occhi.  His children in their blue jerseys were building bricks on the carpet.
Without ceasing to play he addressed me calmly:
"You're a nice chap! Dove diavolo sei stato?
And one of the little boys, glancing up, said, with roguish, imitative innocence, in his high, shrill voice:
"Where the del you been?"


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